Giubileo? No, grazie

[fonte: notiziario mensile della chiesa valdese di piazza Cavour, Roma]

Fin dalle origini (Bonifacio VIII, 1300) il giubileo cattolico-romano costituisce un concentrato di ciò che, due secoli dopo, la Riforma riterrà, a motivo della fede nel Dio di Gesù Cristo, di dover respingere. Si possono evidenziare due elementi.

Il primo è l’idea che il perdono elargito in Gesù Cristo abbia, per così dire, un prezzo: una determinata serie di «prestazioni» (penitenza) prescritte insieme all’assoluzione. Qualora tali opere non siano sufficienti, devono essere completate mediante le pene del «purgatorio».

Il secondo elemento critico è la convinzione che la chiesa abbia il potere di intervenire in questa materia: sia, come si è detto, fissando la penitenza, sia, dopo la morte, decurtando o cancellando le pene del purgatorio. Tale possibilità è sostenuta mediante l’appello al «tesoro» di grazia accumulato da Maria e dai santi. Poiché, cioè, costoro avrebbero accumulato meriti in misura assai maggiore di quella «necessaria» alla salvezza, tale eccedenza può essere «applicata», in forza dell’autorità dell’istituzione ecclesiastica, alle defunte e ai defunti. A ciò si aggiunge in seguito il tema della mercificazione di questa prassi: l’«indulgenza» (questo il nome tecnico dello «sconto» o dell’«amnistia» ultraterreni) può essere elargita in seguito a un’erogazione di denaro.

Il giubileo contemporaneo aggiunge a queste dottrine una serie di valenze che vorrebbero essere ecumenicamente meno problematiche: un’occasione per riflettere e parlare di cose buone e belle, ad esempio, nel 2025, la speranza. Ciò non elimina in alcun modo l’apparato dottrinale sottostante, che, anzi, è esplicitamente riproposto.

Che cosa si può dire dal punto di vista della chiesa evangelica?

a) L’idea del purgatorio, in particolare nella versione presupposta dalla dottrina delle indulgenze, non è compatibile con la comprensione evangelica della salvezza.

b) Per quanto importante, il punto a) è addirittura secondario rispetto alla seconda osservazione: che cioè il giubileo costituisce un’autocelebrazione dell’istituzione cattolico-romana e in particolare papale, sia dal punto di vista dottrinale, sia, più prosaicamente, da quello politico e mediatico. La chiesa evangelica non ritiene che ciò aiuti l’annuncio dell’evangelo di Gesù: anzi, ne favorisce la confusione con gli atteggiamenti trionfalistici di una chiesa.

La chiesa evangelica non ritiene utile, nemmeno in un caso simile, indulgere a forme di polemica. Essa deve però vigilare affinché risulti chiaro che l’evento giubilare non può avere alcuna valenza ecumenica.

Fulvio Ferrario, professore di teologia sistematica alla Facoltà valdese di teologia

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