Relazione sul Sinodo 2025

[di Emma Ascoli, deputata del III Distretto per il Sinodo 2025]

Il Sinodo 2025 passerà senz’altro alla storia come il (primo) Sinodo Breve e verrà da me personalmente ricordato come il mio primo Sinodo, ma non sono finiti qui i primati! Infatti, come molti e molte già sanno, è stata occasione per avviare in concreto il dibattito su un tema che aleggia da anni nelle nostre chiese: la riforma di Circuiti e Distretti. La discussione in aula sinodale è stata molto arricchente, anche se (forse) qualcun* si aspettava un risultato diverso dal lavoro svolto dalla Commissione ad referendum (Art. 68/SI/24), ovvero una proposta definita e strutturale. Ci è stata invece presentata una riforma funzionale che valorizzi e migliori le funzioni specifiche e il dialogo dei nostri organismi intermedi. La delusione però è durata poco, poiché la bellezza del Sinodo risiede nell’incontro (che pure ha risentito dei ritmi serrati dovuti alla riduzione dei giorni, ma non dei contenuti da affrontare) e nello scambio che abbraccia molti temi connessi tra loro. In particolare, un prezioso contributo sul tema, che – solo apparentemente – è di natura organizzativa, ma che invece riflette il portato teologico interno alla nostra ecclesiologia, è stato offerto dal presidente dell’OPCEMI, pastore Luca Anziani, che ci ha ricordato la portata profetica del Patto di Integrazione (1975) di cui quest’anno ricorre il 50° anniversario. Il suo intervento, unito alla visione del bellissimo documentario realizzato per l’occasione dall’Ufficio Archivio Storico e Ben Culturali della Tavola Valdese, ci ha ricordato la peculiarità di questo “patto”, all’interno del quale l’unità e l’identità coesistono, non come due pesi di una bilancia che faticano a mantenere un equilibrio, ma come due voci che si intrecciano in un coro, ciascuna riconoscibile nella sua timbrica, eppure inscindibile dall’armonia complessiva. Circuiti e Distretti sono, infatti, espressione rispettivamente della chiesa metodista e di quella valdese, accorparli o eliminarne uno porterebbe, quindi, a perdere quella ricchezza sulla quale si fonda la nostra unione nella Fede come chiese e credenti.

La proposta elaborata dalla Commissione ad referendum (d’ora in avanti Commissione) riflette tutto ciò ed amplia anche il discorso sottolineando il rischio della “perdita di funzioni essenziali, in particolare quelle legate alla cura pastorale, che in alcuni contesti sono garantite dalla struttura del circuito e sarebbero a rischio in caso di accorpamento” motivando così la decisione di proporre una riforma diversa da quelle che ci si aspettava dalle indicazioni dall’Art. 68 del Sinodo 2024 (link al testo riportato in calce).

La riforma che propone la Commissione è quindi, come si diceva, funzionale e non strutturale, volta a valorizzare le strutture esistenti. Per quanto riguarda Distretti e le loro Commissioni Esecutive (CED) l’invito è quello di ampliare oltre le competenze amministrative il ruolo della CED e delle CD, affinché diventino sempre più “luoghi di ascolto, coordinamento e proposta, in dialogo con i circuiti e con le chiese locali”. Già da tempo il nostro distretto si sta muovendo in questa direzione avviando forum di discussione e visione, gruppi di lavoro tematici, formazione per cassieri e creazione di strumenti digitali; è questa – anche secondo la Commissione – la strada da continuare a percorrere, una strada che non intende modificare i regolamenti, ma piuttosto ne rivela le funzioni implicite che non si limitano alle solo funzioni tecniche.

In cosa migliorare dunque? Nel dialogo. Come già sollevato più volte durante le nostre Conferenze il rischio è quello di una sovrapposizione di funzioni e di difficoltà nel distinguere ruoli di Circuito e Distretto; la proposta di riforma invita ad ampliare dialogo e il lavoro in sinergia già esistente tra gli organismi attraverso:

  • incontri congiunti annuali tra CED e consigli di circuito (già previsti dall’art. 19 c bis RO.5/1975);
  • definizione condivisa delle priorità territoriali;
  • valorizzazione delle competenze specifiche di ciascun organismo;
  • vicinanza alle realtà locali.

Maggiori cambiamenti riguardano invece i Circuiti. Il primo di cui vi voglio riferire riguarda un atto già approvato dal Sinodo con il quale si equipara alle altre cariche elettive il mandato del/della Sovraintendente di Circuito, il cui settennato ricomincia al momento dell’elezione.

Art. 67 Il Sinodo approva la seguente modifica dell’art.5, RO5/1975 “Il consiglio di circuito, eletto annualmente dall’assemblea, è composto dal sovraintendente di circuito e da due a quattro altri membri. Nessuno di loro può essere eletto per più di sette volte consecutive, ma il settennato ricomincia qualora un membro del consiglio di circuito venga eletto sovraintendente. L’assemblea elegge prima il sovraintendente e poi gli altri membri; il consiglio nomina nel suo seno un segretario. Del consiglio di circuito fa altresì parte, con voce consultiva, il rappresentante dell’associazione regionale delle chiese battiste della zona, ove esistente”.

Resta invariato l’articolo nella sua interezza, ma dobbiamo aspettarci possibili modifiche future. Infatti, tra le proposte della Commissione, vi è quella di trasformare l’Assemblea di Circuito in una “festa delle chiese nella lode comune al Signore”, aperta quindi non più solo a quanti e quante secondo l’art. 2, RO5/1975 componevano l’Assemblea, ma a tutte e tutti i membri elettor* o elegibili delle comunità presenti nel Circuito. I compiti dell’Assemblea resterebbero invariati, rafforzando la dimensione comunitaria e celebrativa del circuito, ad eccezione dell’elezione del Consiglio che verrebbe trasferita dall’Assemblea alle Chiese locali.

Dalla relazione della Commissione leggiamo quindi che

“Il consiglio di circuito sarebbe quindi composto:

  • dai pastori e pastore con cura pastorale nel circuito;
  • da un membro eletto/a da ciascun consiglio di chiesa o concistoro.

Il sovrintendente sarebbe eletto internamente dal consiglio, non più dall’assemblea. Questo cambiamento rafforza la rappresentanza diretta delle chiese e dei ministri, e rende il consiglio più operativo e vicino alle chiese locali, con una logica di corresponsabilità pastorale e gestionale. L’aumento del numero dei componenti del consiglio non comporterebbe poi un maggior lavoro di ricerca delle candidature, perché l’elezione sarebbe curata dalle chiese locali, le quali a propria volta non dovrebbero più individuare singoli deputati all’assemblea di circuito, perché quest’ultima sarebbe composta direttamente da tutti i membri elettori o eleggibili.”

Il Circuito resta definito come raggruppamento territoriale di chiese pur rilanciandone la funzione come luogo di prossimità ecclesiale, non più solo livello intermedio, ma nodo vitale della rete ecclesiale, a sostegno concreto delle comunità con la possibilità esplicita di organizzare il lavoro dei pastori assegnati dalla Tavola, confermando la funzione di coordinamento della cura pastorale già prevista dal Regolamento.

Non ci resta quindi che augurare un buon lavoro alla nostra CED e ai nostri Circuiti, che già hanno iniziato a lavorare in sinergia tra loro, con la Tavola e con la Commissione, senza dimenticare che un’importante chiamata è rivolta anche a noi nelle forme di coinvolgimento nella vita ecclesiale ed in una partecipazione sempre più attiva e consapevole. Saremo infatti tutte e tutti insieme a renderci strumento di riflessione condivisa attraverso incontri e laboratori che possano restituire alla Commissione

Ci vediamo alla “festa delle chiese nella lode comune al Signore”!

 

Di seguito si riporta l’Art. 57 dedicato alla proposta approvata dal Sinodo in merito alla riflessine ecclesiologica sulle strutture di Circuiti e Distretti.

Art. 57 Il Sinodo, preso atto della relazione della Commissione ad referendum (Art. 68/SI/24), riconosciuta la necessità di una riflessione ecclesiologica ampia e condivisa sulle strutture intermedie, valutata la proposta di riforma funzionale che valorizza le vocazioni originarie di Circuito e Distretto,
invita la Tavola, i Circuiti e i Distretti a:
Promuovere un percorso di approfondimento territoriale coinvolgendo Circuito, Distretto, Consigli di chiesa e Concistori, attraverso incontri, laboratori e consultazioni.
Rafforzare il ruolo del Circuito come spazio di prossimità ecclesiale, cura pastorale e animazione comunitaria e della CED come luogo di visione territoriale e discernimento e favorirne la collaborazione.
Favorire la sperimentazione locale di modelli organizzativi ispirati alla proposta della Commissione, laddove vi sia disponibilità, monitorandone l’efficacia e raccogliendo elementi utili per la valutazione.
Accompagnare il lavoro della Commissione ad referendum nella stesura di una proposta formale di modifica regolamentare da presentare al Sinodo 2026, qualora il percorso risulti condiviso e maturo.

 


Art. 68 del Sinodo 2024
Il Sinodo, preso atto della trasformazione della realtà delle nostre chiese, considerata l’esigenza di esprimere una proposta concreta su come essere chiesa sostenibile nel presente e nel futuro, pur serbando i riferimenti essenziali alla nostra attuale ecclesiologia (dimensione assembleare e  collegiale), affida a una commissione ad referendum, nominata dal seggio, il compito di studiare una proposta da presentare al prossimo Sinodo, in vista di una revisione complessiva delle strutture di Circuito e Distretto, ipotizzando eventualmente la creazione di un’unica struttura intermedia, secondo una suddivisione su base territoriale da ridefinire, che esplichi le funzioni attualmente svolte dai Distretti e dai Circuiti

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